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Che settimana ho passato! Sono rimasto coinvolto in tre tentativi di truffe digitali! In due casi hanno cercato, per l’ennesima volta, di entrare nei miei conti. Vi racconto che cos’è successo, perché stavo per cascarci e perché sapevo sin dall’inizio che si trattava di truffe.
Ormai ci provano in tutte le maniere, ma quella della truffa del videomontaggio è stata davvero ben congegnata.
Primo contatto
A differenza delle altre truffe, nessuno mi ha contattato, ma io ho contattato i truffatori! Si trattava di un annuncio su Facebook. L’annuncio era in un gruppo dedicato agli attori (faccio parte di una compagnia teatrale), e recitava così: “Cerco un editor video”.
La frase mi ha incuriosito e ha acceso qualcosa in meno. ‘E se fosse una truffa?’, mi son detto. ‘Devo indagare’. Ho chiesto se servisse un aiuto per qualche software di videomontaggio. A questo punto, la persona dell’annuncio ha specificata che cercava un montatore, e mi ha invitato a candidarmi.
Mi sono subito candidato, spiegando che creo video per i miei canali YouTube. La persona mi ha chiesto se fossi disponibile per realizzare un video di prova di soli 30 secondi. Ho accettato, e sono stato invitato a trasferirmi da Messenger a WhatsApp.

“Notte per Notte per conoscerti”. Non avevo mai né sentito né letto un saluto del genere. Ma la cosa più strana è la domanda “Per quanto riguarda il progetto video, giusto?”. Il mio primo pensiero è stato: ‘In base alla mia risposta deciderà quale truffa propormi’.
Ricordo che, di solito, i truffatori non sono bravi a scrivere in italiano.
A questo punto mi ha inviato un file PDF, da cui avrei dovuto estrarre una ventina di immagini da montare poi in un video.

2.000 dollari per un video di 30 secondi di prova? Avevo appena scritto che avevo a disposizione poco tempo perché ero fuori di casa, e mi dà un limite di sei ore. In verità, per realizzare il video ho impiegato un’oretta o meno.

Meno di quattro ore dopo, il video era pronto. Non sapevo se andasse bene e, quindi, ho specificato che ero disponibile a modificarlo all’occorrenza. La risposta? Una strana domanda: “Hai finito?”. Poi leggo “Recensione”.
Qualunque fosse il significato, subito dopo ho ricevuto l’invito a trasferirmi da WhatsApp a Telegram, dove la conversazione si è svolta in inglese (con le mie risposte in italiano). Un addetto alla contabilità mi ha chiesto i dati personali per inviarmi un bonifico da 2.000 dollari.
Stranamente non mi ha chiesto una foto di un documento d’identità (ci torneremo più avanti). Inoltre, su 12 delle informazioni richieste, non ho fornito tutti i dati, e uno era errato.

Subito l’ho invitato a inviare il denaro su PayPal. Sarebbe stato il metodo più semplice, ma l’azienda paga solo tramite IBAN. A proposito, qual è il nome dell’azienda per la quale stavo iniziando un nuovo lavoro? Non mi è stato detto da nessuno! Nessuno si è presentato. Nessuno mi ha detto quale azienda rappresentava. Nessuno mi ha chiesto un curriculum. Nessuno ha voluto tenere un colloquio con me. Tutte le truffe che ho analizzato nell’ultimo anno hanno in comune queste caratteristiche!
Ma torniamo al nostro caso. Al tipo ho indicato un IBAN a cui inviare il denaro. Gli ho anche fornito il codice SWIFT/BIC per evitare problemi, visto che il trasferimento sarebbe dovuto avvenire, apparentemente, dagli USA verso l’Italia (si trattava di 2.000 dollari).

Notate gli orari nei messaggi. Gli ho dovuto spiegare come funzionano le transazioni! E non mi sono allargato, visto che alcune transazioni possono richiedere un mese o più.


Il giorno dopo

Il secondo giorno, finalmente è arrivato il messaggio che aspettavo da più di 24 ore. Era il messaggio della truffa, ovvero del tentativo di rubarmi il denaro. In questa e nel continuo della conversazione, mi spiega che c’è un metodo per velocizzare l’invio del denaro, ovvero pagare 70 euro (che una settimana dopo diventeranno 80 dollari).

Il tipo mi stava mettendo fretta. Voleva che inviassi il denaro il prima possibile, così da permettermi di sbloccare i 2.000 euro.
I giorni successivi

Ecco la richiesta più strana: associare il mio conto a quello dell’azienda. Ma qual è il nome di questa azienda? Ancora non me l’ha detta (e io non gliel’ho chiesto). Gli ho fatto notare che il 20 aprile era domenica, nonché un giorno festivo proprio come quello successivo. E il tipo ha apparentemente pazientato, aspettando ben tre giorni.
23 e 24 aprile
Il 23 aprile mi è arrivato l’invito a iscrivermi a un sito Web. La prima cosa che ho fatto è analizzare il sito tramite alcuni strumenti online.
Ho iniziato con Copilot.

Non andate nel sito del link. È una truffa, come vedrete fra poco, nonostante le parole rassicuranti di Copilot.
Sono poi passato su Scamvoid, un sito che controlla la reputazione dei siti Web.

Il sito della truffa è stato creato il 4 aprile 2025. La data e il colore arancione non mi hanno concesso nessuna sicurezza. Comunque, ho deciso di controllare il sito di prima persona. Ho scoperto che è una banca online, che permette di gestire fino a 5.000 dollari al giorno (anzi 5,000 dollari; da notare la virgola al posto del punto). La banca include anche la possibilità di gestire valute digitali.

Subito mi è sorta una domanda: com’è stato possibile assegnarmi un conto corrente senza un documento d’identità? Ho avuto l’idea di cambiare la password, di modo da provare a restare io il proprietario dell’account. Anche se la nuova password mi è stata accettata, uscendo e rientrando nell’account funzionava solo la password impostami dai truffatori.
Dopo che mi hanno “inviato” i 2.000 dollari nella banca Inward Master Capital, ho provato a fare un bonifico in uno dei miei conti. Mi è stato chiesto un codice VAT.
La storia del VAT
Fingendo di non sapere che cos’è, ho chiesto spiegazione. Mi hanno messo in contatto con una terza persona, nuovamente su Telegram. Mi è stato spiegato che è una tassa da 80 dollari che devo anticipare. Poi mi sarà restituita.
A loro non ho spiegato che, essendo iscritto a diversi siti di distribuzione musicale, conosco il VAT e come funziona. Ho lasciato che le sparassero grosse. Sono arrivati al punto di supplicarmi di pagare questo VAT così da garantirmi l’invio dei miei 2.000 dollari.
Le aziende americane con cui ho a che fare non mi chiedono di anticipare il denaro. Semplicemente trattengono dai miei diritti d’autore la tassa richiesta. E, in effetti, è quello che mi era stato fatto capire una settimana prima. Ora, invece, tutto è cambiato. Io devo mandare il denaro.
Visto che mi sono rifiutato di inviarlo, mi hanno detto che è partito un timer di 18 ore, alla fine del quale non avrò più diritto ai 2.000 dollari.
Nel frattempo, l’account della persona che offriva il lavoro è scomparso.
Ma aggiungiamo un altro particolare. Una funzione di questa banca è il pagamento delle bollette. Ho avuto un’idea: inviare i 2.000 dollari creando una bolletta. Ecco un’altra trovata dei truffatori. Digitando 2.000 ricevo come risposta che non ci sono fondi. Allora ho provato scrivendo 2.000,00, ma neanche così ha funzionato. Infine, ho provato scrivendo 2,000. La cosa è stata accettata, ma …
Sono successe due cose: nella lista dei movimenti c’era scritto che 2.000 dollari erano stati inviati e che il conto si era, quindi, resettato. Ma nel totale del denaro disponibile ho letto 1.998,00 dollari.
I 2.000 dollari che mi erano stati promessi, in verità, erano 2 dollari! Ho provato a inviarmi altri 2,000 dollari, e ho visto scendere la cifra a 1.996,00 dollari.
Alla fine, non ho ricevuto né 2.000 dollari né 2 dollari, ma mi sono divertito a scoprire questa truffa.
La truffa del Market Place
Ecco un’altra truffa. Un certo “Valerio” ha pubblicato un annuncio di lavoro su Facebook. Anche in questo caso, per com’era strutturato, ho intuito che si trattava di una truffa. L’annuncio, che riguardava un lavoro da svolgere a Sassari, invitava a scrivere a un certo numero di WhatsApp.


E Valerio? E Sassari? Che fine hanno fatto? Boh!

Anche in questo caso, la persona non ha voluto né fare un colloquio di lavoro né ricevere il mio curriculum. “Inizia da adesso?”. Ma ecco la mia risposta: “Che cos’è ‘market Place’?”. Segue la sua risposta:

Dopodiché, la persona non si è più fatta viva.
Il buono Amazon
Questa truffa è diversa. Infatti, proviene da un call center. Si riceve una telefonata registrata che chiede si desidera essere ricontattati per ricevere un buono Amazon da 250 euro.
La cosa curiosa è che pochi minuti prima stavo chattando con l’assistenza di Amazon per richiedere un rimborso da circa 50 euro. ‘Mi regalano 200 euro?’, mi son detto. ‘Accetto che mi richiamino. Tutt’al più farò notare che il rimborso doveva essere di 200 euro in meno’.
Dopo alcuni giorni, mi telefona un tipo spiegandomi che questo “buono Amazon” in realtà è un investimento online.
Visto che Amazon aveva già avvertito che queste telefonate sono delle truffe, ho rifiutato, spiegando che stavo già approfondendo un’altra truffa. Gli ho anche spiegato che sarei stato disposto ad approfondire per inserire qualche informazione nell’articolo che avete appena letto. Gli ho detto qualcosa del genere: “Mi sto già occupando di un paio di truffe. Ne aggiungiamo un’altra all’articolo?”. Ma il tipo mi ha salutato, dicendo che avrebbe preso nota e forse mi telefonerà di nuovo in futuro.
Quale sarà la prossima truffa di cui mi occuperò? Lo scopriremo solo dopo che gli artisti della truffa ne avranno inventato una nuova!