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🚗 Otoqi in Italia: quando il lavoro flessibile diventa sfruttamento

Nell’ultimo anno, la startup francese Otoqi, specializzata in logistica urbana e spostamento veicoli per conto terzi, ha esteso le sue operazioni anche in Italia. L’azienda promette flessibilità e guadagni facili a chi decide di registrarsi come “driver” e accettare le missioni via app. Ma dietro la facciata smart e dinamica si nasconde un modello di business che, a conti fatti, appare più vantaggioso per l’azienda che per i suoi collaboratori.
🎯 L’obiettivo di Otoqi: conquistare le flotte
L’obiettivo dichiarato di Otoqi è quello di offrire un servizio economico e scalabile per il ritiro, la consegna e la movimentazione di auto a noleggio o in sharing, per conto di grandi clienti come operatori di car sharing, officine o concessionari. In pratica, i driver devono prelevare un veicolo in un punto A e trasportare al punto B, spesso attraversando l’intera città o spostandosi fra province.
Un compenso che sfiora l’assurdo
I driver — che di fatto prestano tempo, energia e competenze — vengono spesso ricompensati con compensi fissi estremamente bassi, sotto i 7-8 euro lordi a tratta, indipendentemente dalla distanza o dal tempo richiesto. In alcuni casi, dopo aver atteso lungamente, camminato chilometri o gestito complicazioni logistiche, il guadagno netto è addirittura inferiore a quanto speso per uno spuntino al bar (che, anche se lo scontrino deve esser condiviso con l’azienda, non sarà rimborsato).
💸 Quanto guadagnano davvero i driver?
Le promesse iniziali parlano di missioni da 50 a 120 euro, in base alla distanza e al tipo di incarico. Tuttavia, il compenso netto è estremamente basso se si considerano le spese sostenute dal driver stesso, come carburante, trasporti pubblici e tempo impiegato per tornare indietro.
A peggiorare la situazione, Otoqi non prevede alcun rimborso automatico delle spese sostenute. Anche laddove sia possibile presentare delle ricevute, il rimborso è discrezionale e tutt’altro che garantito. In molti casi, i driver devono usare mezzi propri – pagando di tasca propria – per spostarsi fra una missione e l’altra.
🚫 Missioni non pagate? Succede anche questo
Alcuni utenti segnalano che alcune missioni vengono classificate come “non retribuite”, perché considerate parte della logistica o di “preparazione” per una consegna. In pratica, si lavora gratis. Il tempo del driver viene trattato come una variabile sacrificabile, senza alcun rispetto per l’impegno profuso.
In alcuni casi, sono “gratis” semplicemente perché parte “tassate”, ovvero parte delle trattenute.
App non funzionanti

L’azienda chiede ai suoi collaboratori di installare una serie di App, ma su dispositivi recenti (datati 2024), non funzionano, non partono. Su dispositivi meno recenti consumano la batteria.
Abbiamo provato NetCheck. Dopo l’avvio, abbiamo visto la batteria del telefono scendere da 100% a 90% in un lampo. Dopo oltre 3 ore, l’App non aveva ancora scaricato i documenti da far firmare digitalmente.
L’App Otoqi Drivers non sembra conoscere la geografia. Ha suddiviso l’Italia in modo da non poter rintracciare facilmente missioni in alcuni territori.
Inoltre, ha problemi con schermi che hanno risoluzioni Full HD o superiori. I form da compilare spesso fuoriescono dallo schermo.
L’App Cam Scanner non è gratuita. Richiede una licenza d’uso, che non è fornita da Otoqi. Un collaboratore deve, quindi, acquistare la licenza senza essere rimborsato.
Visto che si devono scannerizzare i documenti in mobilità, abbiamo scelto di sostituire l’App richiesta dall’azienda con Timestamp Camera free, per poi scoprire che Otoqi Drivers scannerizza automaticamente e in modo quasi perfetto le immagini.
🗣️ Le voci dei driver: tra delusione e frustrazione
Le recensioni online dipingono un quadro critico dell’esperienza lavorativa con Otoqi. Su Trustpilot, la valutazione complessiva è di 3,6 su 5, con il 35% delle recensioni a una stella. Un ex driver racconta:
“In 4 giorni di lavoro a tempo pieno dando il massimo ho guadagnato 70 euro totali. Una truffa legalizzata ai danni del driver.”
— Ermias, Trustpilot, settembre 2023
Un altro utente evidenzia la mancanza di supporto:
“Durante il colloquio ho chiesto: ‘Se per via di imprevisti sono in una città lontana, mi coprite una pensione per passare la notte?’. Mi hanno detto che in casi estremi possono fare qualcosa. Ho preso una macchina da Torino […] a Roma. Si sono dimenticati di me, dopo le 6 non ti risponde nessuno. Morale, il lavoro è durato 30 ore dal momento che sono uscito di casa a quando sono tornato. 120€ lordi.”
— Murat, Trustpilot, settembre 2023
Su Indeed, le valutazioni per categoria sono basse: 2,8 per l’equilibrio lavoro-vita privata, 2,4 per la retribuzione/benefit e 2,3 per la stabilità del lavoro/crescita professionale. Un ex dipendente commenta:
“Parlano di viaggi medio lunghi, consegna e presentazioni auto ai clienti, invece mi son trovato davanti alla proposta di spostare qua e là auto elettriche, come fossero monopattini a quattro ruote. Chiarezza, zero.”
— Ex autista, Indeed, dicembre 2024
Su Glassdoor, la valutazione complessiva è di 3,3 su 5, con solo il 59% dei dipendenti che consiglierebbe l’azienda a un amico. Un driver sottolinea:
“Stipendio troppo basso. Non segnano alcuni job e di conseguenza non verrete pagati.”
— Driver, Glassdoor, agosto 2024
Abbiamo intervistato alcuni autonoleggiatori degli aeroporti sardi. Alla domanda: “Conoscete Otoqi?”, tutti hanno risposto nello stesso modo: “Mai sentita nominare. Di cosa si tratta?”. Eppure, Otoqi si vanta di aver preso accordi per facilitare il trasferimento degli autonoleggi da un aeroporto all’altro.
⚖️ Un modello da rivedere
Quello proposto da Otoqi è un sistema che, pur presentandosi come un’opportunità per guadagnare nel tempo libero, si basa su una forma di micro-lavoro iper-flessibile che scarica tutti i costi e i rischi sull’utente. Non esistono tutele, rimborsi certi o garanzie. Chi lavora per Otoqi si trova sotto condizioni che rasentano lo sfruttamento, con retribuzioni minime e nessun potere contrattuale.
Nel mondo del lavoro contemporaneo, dove la precarietà si maschera spesso da “opportunità”, è fondamentale saper distinguere fra vera innovazione e gig economy camuffata da progresso. E Otoqi, almeno per ora, sembra appartenere più alla seconda categoria.