I curatori delle playlist diventano stelle
Nel precedente articolo abbiamo notato come le playlist siano utilizzate per ricercare musiche tematiche. Che dire, però, di chi le crea? Esiste un team di curatori di playlist (noti come editor) che ha un ruolo importante nel decretare il successo di un brano musicale.
Un brano può essere incluso nella playlist di un amico, ma non avrà un grande esito. Se, invece, è inclusa nella playlist di un produttore o di una casa discografica, le probabilità che avrà successo sono maggiori. Menzioniamo di seguito alcune importanti playlist. Questa lista sarà apprezzata dai musicisti che visitano il nostro sito.
- Today’s Top Hits
- New Music Friday. Queste due playlist sono curate da Ned Monahan.
- Rap Caviar. Questa playlist è stata creata da Tuma Basa, ed è la più importante playlist dedicata al rap (hip-hop). Oggi è curata da Carl Chery.
- Viva Latino di Antonio Vasquez.
- Lorem di Lizzy Szabo.
Le playlist si possono paragonare a delle stazioni radiofoniche monotematiche. Fra l’altro, l’ascolto della radio in automobile è diminuito sempre più negli ultimi 5 anni, offrendo sempre più spazio allo streaming.
Con l’arrivo dei podcast su Spotify — ma ora sono arrivati anche su Amazon Music — il servizio di streaming più utilizzato al mondo potrebbe mandare in pensione la radio.
Il tuo anno musicale
Avete mai scritto un diario? Probabilmente gli avete raccontato quello che avete fatto nell’ultima giornata. Quando, a distanza di qualche settimana, mese o anno rileggete le vostre esperienze, quanti ricordi riaffioreranno! Usando un principio simile, dal 2015 Spotify mette a disposizione una sorta di “diario”, anzi di “annuario”. Si tratta di un servizio inizialmente chiamato Year in Music, poi Spotify Wrapped (dal 2016).
Ogni anno a dicembre possiamo sapere cosa abbiamo ascoltato e cosa hanno ascoltato i nostri amici nell’ultimo anno. Nel 2019 anche Apple Music ha presentato una funzione simile, Replay. Nel 2020 è toccato a Tidal con My 2020 Rewind. Wrapped può essere facilmente condiviso nei social media, creando una pubblicità gratuita agli artisti e alle musiche che sono stati ascoltati durante l’anno.
Servizi per musicisti, distributori e produttori
Che musica sarebbe se non fosse ascoltata e distribuita? Ecco, quindi, che Spotify ha semplificato la distribuzione della musica. Torniamo indietro di decenni. Un musicista scriveva nuova musica. A questo punto per farla ascoltare, doveva registrarla su vinile. I vinili dovevano essere riprodotti (nel senso di duplicati) e distribuiti ai negozi. Qualcuno doveva entrare nei negozi e acquistare i vinili. I vinili poi potevano essere riprodotti (cioè ascoltati) in casa. Poi sono arrivate le musicassette, seguite dai Compact Disc.
Con l’arrivo della musica digitale distribuita online come file audio prima e in streaming dopo, la distribuzione musicale è stata semplificata. Resta, però, un problema: nel precedente paragrafo abbiamo saltato un passaggio importante: la musica aveva bisogno di un’azienda che producesse il vinile, la musicassetta e/o il CD. Serviva anche una casa discografica. In sostanza, i passaggi erano tanti e complessi.
Oggi un musicista può iscriversi autonomamente a un servizio di distribuzione online e autogestire ogni cosa.
Censura
Mentre l’Italia ha da pochi giorni censurato la censura cinematografica (cioè ha eliminato la censura nel mondo del Cinema), Spotify ha un servizio di censura. Prima di pubblicare ogni brano, un distributore deve indicare se questo contiene espressioni volgari o razziste. Spotify probabilmente distribuirà questi brani, ma richiederanno un’autorizzazione nelle impostazioni per essere eseguiti.
Dai il tuo contributo
Lo scoppio della pandemia da COVID-19 è stato uno shock per l’industria musicale che si occupa dei Live. Spotify è intervenuto velocemente creando una nuova funzione, l’Artist Fundraising Pick, che permette ai fan di inviare una donazione tramite la pagina di un artista. L’artista può decidere, poi, cosa farne.
Come si legge nell’immagine della mia pagina musicale, “Spotify non riceve nessun tipo di compenso”. Il 100% della contribuzione va all’artista. Questi, a sua volta, può decidere se versarne una parte, o anche l’intera somma, a un ente di beneficienza. Alcuni artisti potrebbero decidere di distribuire questo contributo fra i loro collaboratori, cioè fra il personale dello spettacolo che lavora dietro le quinte.
Anche altri servizi di streaming — Tencent’s QQ Music, Kugou and Kuwo — hanno messo a disposizione una funzione simile.
Mini-video per accompagnare le canzoni
Un altro servizio, la cui Beta lanciato lo scorso febbraio 2021, è Spotify Canvas. Personalmente, ho iniziato a usarlo da prima del lancio. Ancora non ho pubblicato video su Spotify. Comunque, nel mio canale musicale di YouTube è possibile vedere alcuni di questi mini-video.
Secondo i primi risultati (dopo circa 2 mesi), se è presente un mini-video, le probabilità che una persona continui ad ascoltare sono aumentate del 5%, le probabilità che l’album finisca nella playlist di un ascoltare sono aumentate del 20% e le probabilità che la pagina con il profilo di un artista sia visitata sono aumentate del 9%.
Musica con licenza per podcast
Un’altra funzione introdotta di recente in Spotify è il podcast. In alcuni Paesi (speriamo presto anche in Italia), è possibile creare colonne sonore per i podcast utilizzando i brani presenti in Spotify. Per farlo è consigliabile l’iscrizione a Anchor.
Esistono comunque due trucchi ufficiali per pubblicare un podcast musicale. Se avete avuto modo di ascoltare il mio podcast, per il quale esiste anche un’App ufficiale, avrete notato che, oltre alla mia voce, sente anche qualche brano musicale. Anchor mette a disposizione alcuni brani con licenza libera. Inoltre, di tanto in tanto, inserisco come colonna sonora le mie musiche oppure quelle del Festival di Sanremo per la rubrica “Sanremo Story”.
Anchor autorizza l’uso di musica in Italia, a patto che si parli sopra. Speriamo che presto sarà attivata la nuova funzione che permetterà di scegliere la musica direttamente da Spotify. Un secondo servizio che dovrebbe arrivare prossimamente riguarda la possibilità di inserire fino a 3 stacchi pubblicitari all’interno di un episodio. In questo modo, si potrà ricevere una piccola entrata da ogni episodio pubblicato.
A differenza della pubblicazione di musica, che richiede la presenza di una casa discografica o di un distributore digitale, la pubblicazione di un podcast può essere fatta da chiunque.
Pubblicizzati su Spotify
Di recente, Spotify ha introdotto una piattaforma che permette di pubblicare in modo più semplice i contenuti pubblicitari. Stiamo parlando di Marquee. Questa funzione si presenta come gratuita nelle sue funzioni di base. Anche il periodo di prova è presentato come gratuito. In realtà, quando ci si iscrive si scopre che ogni minima funzione è a pagamento, e i costi sono esorbitanti. Non è adatta a chi non ha una base di marketing alle spalle.
Conclusioni
Spotify ha appena compiuto 15 anni. Quasi tutte le sue funzioni si sono dimostrate vincenti. Abbiamo capito perché può essere considerato il miglior servizio di streaming musicale.
Speriamo che vi sia piaciuta questa crociera virtuale fatta con noi.