In attesa dell’uscita di “Avatar: La via dell’acqua” in tutte le sale cinematografiche a partire dal 14 dicembre, “Avatar 1” del 2009 è stato proiettato nei cinema nei mesi di settembre e ottobre in ben tre versioni: 2D, 3D e – novità assoluta – in 4K (o Ultra HD), per garantire agli utenti una maggiore risoluzione del film.
Già ben tredici anni fa “Avatar 1” suscitò grande stupore e interesse per i temi trattati, tanto da essere stato definito un vero e proprio film ‘rivoluzionario’ sotto tanti punti di vista; un vero e proprio capolavoro di James Cameron che avrebbe ispirato l’anno successivo anche “Inception”, altro memorabile film del regista Christopher Nolan.
LE NOVITÀ TECNOLOGICHE DI “AVATAR 1”
In attesa del nuovo sequel – dunque – è stato necessario ‘preparare’ gli spettatori con una ‘ripassata’ dei punti salienti trattati nella precedente pellicola. In effetti la novità assoluta introdotta nel 2009 dal colossal di Cameron è rappresenta dalla capsula tecnologica con cui gli scienziati si collegano ai propri Avatar trasferendo in essi anima e coscienza, in modo da renderli funzionali sul pianeta alieno Pandora.
Gli uomini infatti possono ‘spostarsi’ su questo soltanto attraverso gli Avatar e si servono di tecnologie di ultima generazione che consentono l’utilizzo della propria coscienza per connettersi agli ibridi; ciò garantisce agli scienziati umani di poter ‘vivere’ su Pandora, di esplorarlo, scoprirlo e fare ricerche, poiché l’aria sul pianeta alieno risulta essere per loro tossica e irrespirabile.
Altro elemento interessante introdotto da Cameron nel film è la capacità da parte degli scienziati di manipolare genoma delle popolazioni indigene di Pandora, i Na’vi, e combinarlo con DNA umano. Da questa manipolazione genetica nascono gli Avatar, ibridi dalla pelle blu, dalla straordinaria potenza e dimensioni.
AVATAR, UN NOME DALLE MOLTEPLICI SFACCETTATURE
Alcuni studiosi fanno risalire l’etimologia del termine ‘Avatar’ al sanscrito e sarebbe originario della tradizione induista; equivarrebbe al concetto di ‘incarnazione’ da parte di un dio in un corpo fisico. Quella degli Avatar è una narrazione che sembra quasi rievocare anche il racconto biblico in cui si narra che degli angeli si accoppiarono con delle donne umane e da queste relazioni nacquero i Nefilim, degli ibridi umanoidi giganti, dotati di grande forza, un po’ come i Na’vi di Cameron.
UN FILM A TRATTI ‘AMBIENTALISTA’
Altro rilevante tema toccato nel film è il paradosso tra le tecnologie umane descritte come distruttive, inquinanti ed ecocide e la civiltà del Na’vi, rispettosa della natura e dell’ambiente; perché la natura stessa è vita, è tecnologia, è divinità; pertanto va rispettata e si vive in armonia con essa.
‘Avatar 1’, dunque, si configura come un film – per certi versi – a tratti ambientalista, in cui risulta fondamentale per l’uomo non porsi al di sopra della natura con la sua prepotenza tecnologica nel tentativo di soggiogarla per fini egoistici. La tecnologia può essere un valido aiuto, un valore aggiunto per connettersi meglio con questa e gli altri esseri viventi, a patto che ne si osservino le sue leggi.
Nel frattempo non resta che attendere dicembre per imparare nuove e preziose ‘lezioni’, su come la natura possa rivelarsi fedele amica dell’uomo, se la si rispetta con amore e dovere.