Indice dei Contenuti
Negli scorsi articoli, ci siamo occupati in prevalenza di servizi streaming che offrono video oppure video e musica. Oggi parleremo di un servizio che offre musica (anche se qualche video non manca). Si tratta di Spotify.
Spotify è un servizio musicale “rivoluzionario”. Perché? Nato nel 2008, offre lo stesso servizio di altri concorrenti nati nei dieci anni precedenti, ma con una novità: la legalità. Altri servizi simili erano nati a cavallo fra gli anni ’90 e gli anni 2000. Purtroppo, però, si trattava di servizi che permettevano di recuperare file MP3 in modo illegale.
Nel 2006, l’azienda svedese Spotify AB sviluppò la piattaforma omonima. Dopo due anni di test, il client fu ufficialmente messo a disposizione di tutti il 8 ottobre 2008. Durante quei due anni l’azienda firmò i primi accordi musicali con le case discografiche principali.
Inizialmente gli account pubblici erano tutti a pagamento. Alcuni utenti potevano inviare un invito ad altri perché creassero un account gratuito. Oggi, tutti possono creare un account gratuito, senza più aspettare un invito.
Dal 2010, il client è stato reso disponibile anche ai dispositivi mobili, creando un grande rivale a iTunes in particolare.
Nel corso del tempo, agli account gratuiti sono state imposte diverse limitazioni, le cui regole variavano di volta in volta. Dal’11 dicembre 2013, gli account gratuiti hanno ricevuto la possibilità di ascoltare la musica in modo illimitato. Semplicemente ogni 30 minuti avviene un’interruzione di circa un minuto, durante la quale si ascolta o si guarda — secondo il dispositivo — della pubblicità. In contemporanea, gli account free ascoltano la musica in modo casuale (non è possibile ascoltare un album seguendo l’ordine originale delle tracce).
L’account Free è gratuito. Come dicevamo sopra, si può ascoltare tutto quello che si vuole, ma ci sono alcune limitazioni. Ogni 30 minuti, al termine del brano che si sta ascoltando, per un 30-60 secondi ci sarà della pubblicità.
La pubblicità può comparire come messaggio audio oppure come video. Dipende dal dispositivo in uso. Infatti, oggi Spotify è disponibile non solo nei PC e nei dispositivi mobili, ma anche nelle console, nelle Smart TV e nei lettori multimediali, fra cui stereo e lettori portatili privi di display dedicato alla visione di video.
L’iscrizione a Spotify può essere fatta tramite un account Facebook o Apple, cosa che farà evitare la compilazione e l’inserimento di molti dati personali. Naturalmente è possibile iscriversi anche creando un account ex-novo, in cui si dovranno inserire tutti i dati manualmente.
Gli abbonamenti Premium costano circa 10 € mensili. Non prevedono interruzioni pubblicitarie. La qualità audio dello streaming è maggiore. La musica si può salvare sul dispositivo in uso. Sarà salvata tramite un formato proprietario per evitare la distribuzioni indiscriminata tramite la pirateria musicale. Un album musicale non sarà trasmesso in ordine casuale.
Di tanto in tanto l’azienda offre la possibilità di creare account Premium a prezzi speciali. Questi prezzi non sono disponibili per gli account già esistenti.
Il costo può andare da 0,99 a 9,99 €, e include di solito 3 mesi.
Recentemente, grazie a un accordo con Vigorsol, era possibile ricevere ben 3 mesi di Premium partecipando a un concorso online. In questo caso, l’eventuale vincita poteva essere associata a un account già esistente. Il concorso scade oggi. Non sappiamo se sarà prolungato, né se ne sarà organizzato uno simile in collaborazione con altre aziende.
Su eBay è possibile acquistare account Premium della durata di 12 o 48 mesi o, addirittura, a vita. Non è assicurato che siano account legali. In alcuni casi, infatti, si tratta di account preesistenti hackerati. Comunque, è possibile comunicare con i venditori e leggere i commenti di chi ha fatto acquisti per assicurarsi che sia valido. Lo stesso principio vale per gli altri servizi di streaming.
Quasi tutta la musica disponibile sul Web è inclusa nel catalogo musicale di Spotify. Di tanto in tanto, alcune musiche e alcuni artisti potrebbero firmare un accordo per la distribuzione in esclusiva con un certo store online. Per questo, potremmo non trovarli su Spotify. Ma questo è raro.
In alcuni casi, le case discografiche non distribuiscono in determinate zone geografiche, di conseguenza anche Spotify potrebbe non includerà le loro opere nelle stesse nazioni.
Per esempio, le opere musicali dei Beatles fino al 2016 potevano essere distribuite esclusivamente su iTunes.
Comunque, Apple e Spotify adesso hanno un accordo grazie al quale le musiche distribuite in iTunes ma non in Spotify possono essere esportate. Serve un dispositivo mobile con installate entrambe le applicazioni.
In alcuni Paesi europei è stato avviato un nuovo progetto, Spotify 7digital, che permette di acquistare la musica, proprio come avviene con iTunes, Amazon Music e Google Play Music. Al momento in Italia questa possibilità non è ancora attiva.
Dicevamo sopra che, se proviamo ad ascoltare un album musicale con un account Free, le musiche saranno trasmesse in ordine casuale. Esiste, però, un trucco per ascoltare la musica nell’ordine corretto (cosa che torna utile con album di Musica Classica, operistica oppure con concept album).
Il trucco è applicabile solo nella versione gratuita di Spotify. Cliccate su Artisti. Cliccate in mezzo all’immagine dell’artista. Partirà lo streaming del primissimo brano pubblicato dall’artista. Tutte le sue musiche, quindi, saranno trasmesse nell’ordine preciso in cui sono state pubblicate.
Cliccate su Successivo finché non arriverete al primo brano dell’album che volete ascoltare. Se l’artista ha centinaia di brani, com’è il mio caso, cliccate velocemente, tenendovi pronti a spostare il mouse sull’icona Precedente per tornare al brano desiderato.
Con questo trucco, la funzione Shuffle resta disattivata (ma si può attivare manualmente). Ogni 30 minuti, naturalmente, ci sarà un’interruzione pubblicitaria. A proposito, potrebbe essere trasmessa una sola pubblicità della durata di soli 15 secondi.
Oramai tutti i musicisti distribuiscono la propria musica tramite Spotify. Per farlo, serve un account Spotify for Artist.
L’account può essere creato cliccando sul link. Comunque, non permetterà di distribuire la propria musica. Servirà soltanto a conoscere le proprie statistiche.
Togliendo alcuni artisti che hanno accesso all’account Spotify for Artist come utenti beta, nessun altro è autorizzato a fare l’upload della propria musica. Per farlo, serve un distributore. Il 90% della musica presente su Spotify proviene da DistroKid. Ricordate che ve ne abbiamo già parlato?
Una volta pubblicato il primo singolo o il primo album, un musicista potrà riscattare il suo account Spotify for Artist.
Tutti gli utenti di Spotify possono creare delle playlist, con i brani preferiti. Sapevate che esistono tre tipi di playlist?
1) Algorithmic. Sono playlist che si creano in automatico. Il client studia le abitudini di ogni utente, suggerendo settimanalmente brani che potrebbe non conoscere ancora. Si tratta, quindi, di ben 6 playlist che cambiano secondo l’utente.
2) Editorial. Questa è una playlist gestita dai dipendenti di Spotify e da addetti ai lavori. Essere inclusi in questa playlist è assai difficile e pretenzioso. Comunque, se si conosce anche uno solo di questi addetti ai lavori, si può sperare di essere inclusi in una di queste playist.
In Italia, al momento sono pochi quelli a cui ci si può rivolgere. Fra i pochi c’è iMusician, che comunque è un’azienda straniera con una sede italiana. Compilando il form linkato, un artista potrebbe ritrovare la propria musica nelle playlist di un distributore importante.
Che cos’è un URI? URI è una sigla — simile a URL — che significa: “Uniform Resource Identifier”. Si tratta dei link utilizzati all’interno di Spotify. Cliccando sulle informazioni tecniche di un brano o di un album, potremo avere un codice come quello che segue:
spotify:track:1NkOSZI9byUkpyvs3gV8Th
Questo è un URI. Andrà inserito nel form di iMusician.
3) Listener. Si tratta delle playlist degli utenti “semplici”, cioè del 99% degli utenti di Spotify. Molti artisti creano delle playlist personali con la propria top ten, oppure con i brani su cui vogliono puntare maggiormente.
Cliccando su una playlist, è possibile interagire con l’utente, magari ringraziando per averci scelto. È anche possibile scoprire la tipologia di utenti da cui si è maggiormente attratti. La Listener è quindi la principale fonte di guadagno e di fama su Spotify.
Esiste anche una sezione che permette di conoscere altre statistiche. Per esempio, la propria musica è apprezzata di più da uomini o donne? E secondo quale fascia d’età?
Il più grande pregio di Spotify è la possibilità di ascoltare quasi tutta la musica esistente in modo gratuito o con una spesa minima. In contemporanea, grazie alla pubblicità che compare ogni 30 secondi e a quella che resta in sovrimpressione durante l’ascolto, l’azienda può pagare i diritti d’autore agli artisti.
Ma quanto valgono questi diritti d’autore? Un musicista riesce davvero a vivere grazie a Spotify?
Ogni brano ascoltato per intero, fa guadagnare ben 0,004 $. Per guadagnare 1.000 $, pertanto servono ben 250.000 ascolti! Con un milione di ascolti, l’artista riceverà 4.000 $. Chiaramente, guadagnare con Spotify è assai complicato.
E se qualcuno ascoltasse solo una frazione di un brano? Il guadagno potrebbe non essere calcolato oppure sarà inferiore. Inoltre, l’algoritmo dei diritti d’autore differenzia i pagamenti secondo se l’ascoltare è un utente Free o Premium.
Torniamo agli utenti, cioè alla stragrande maggioranza di voi lettori. Le differenze fra le varie piattaforme in cui si installa il client di Spotify, rivela che il PC è il suo miglior alleato. Con il computer è più facile da gestire.
Con le applicazioni mobili, ci possono essere dei problemi, specialmente quando si utilizza un account Free. Per esempio, il trucco suggerito sopra per ascoltare un album nell’ordine corretto funziona solo nei primi 30 minuti, cioè fino all’interruzione pubblicitaria. Se, però, ci si ritrova in viaggio, non appena è perso il segnale, al termine del brano attuale, partirà una delle liste Algorithmic.
Piuttosto, tramite l’app per dispositivi mobili è facile gestire l’accoppiamento con altri dispositivi, per esempio Alexa. Fino alla scorsa settimana, in Italia Spotify era compatibile con Alexa solo utilizzando un abbonamento Premium. Adesso si può usare anche l’abbonamento Free.
Nell’articolo vi ho mostrato alcune sezioni del mio account Spotify for Artist. Se volete ascoltare la mia musica, vi basterà cliccare sopra l’immagine che segue oppure su questo link.