I Dieci Comandamenti: il film che smascherò l’analfabetismo biblico

La rubrica Angolo dei film oggi analizza uno dei più famosi kolossal cinematografici. Citeremo religiosi e giornalisti che espressero le loro critiche al momento dell’uscita del film.

L’accuratezza biblica del film hollywoodiano I Dieci Comandamenti fu strombazzata ovunque dal produttore e regista Cecil B. DeMille. Molti ecclesiastici lo fiancheggiarono e, come fecero anche gli yes-men di Hollywood, lo lodarono. I critici cinematografici in generale si unirono al coro.

Cecil B. DeMille è stato uno dei primi registi della storia cinematografica, visto che i suoi primi lavori risalgono al 1914. Nel 1923 girò I dieci comandamenti, un film muto, che fu la base per il colossal hollywoodiano del 1956. Nel 1952 girò Il più grande spettacolo del mondo, in cui ebbe anche un ruolo come attore e di cui di recente è stato realizzato il prequel, The Greatest Showman.

Ma qual è la verità sul film I Dieci Comandamenti del 1956, che è spesso trasmesso verso la fine dell’anno dalle emittenti televisive?

La prima metà del film è in gran parte fittizia, anche se rivendica un certo sostegno storico. La seconda metà, che riguarda il periodo della vita di Mosè, ciò di cui parla la Bibbia, è pubblicizzata come fedele alle Scritture. DeMille disse:

“Tutte queste cose si attengono a ciò che ho trovato nelle Sacre Scritture”.

Il rabbino Magnin di Los Angeles dichiarò:

“Non so quando sono stato così commosso e ispirato. … L’intero argomento è trattato con riverenza, dignità e spiritualità”.

Il rabbino Pressman di Los Angeles disse su questa storia:

“Ha ricevuto la sua narrazione più potente e riverente”.

“Prego che il Creatore Supremo possa accettare questa vostra offerta come un genuino tributo sull’altare del servizio e della diffusione della sua verità”.

Il vescovo metodista Kennedy di Los Angeles disse a DeMille:

“Il tuo contributo a questa generazione attraverso queste immagini sarà uno dei più significativi del nostro tempo”.

George Heimrich, affiliato al Consiglio Nazionale delle Chiese di Cristo, scrisse:

“Dio si è veramente servito del signor DeMille in un tempo in cui la comprensione spirituale fra i popoli di tutto il mondo deve avere un’enfasi maggiore se vogliamo sfuggire al caos completo. … Signor DeMille, le sue immagini possono influenzare e influenzeranno la pace nel mondo”.

McKay, presidente della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, approvò il film dicendo:

“Una storia sacra trattata con maestria e riverenza”.

Il cardinale Francis Spellman di New York disse:

“Tutti coloro che vedranno I Dieci Comandamenti si arricchiranno spiritualmente grazie al commovente ritratto fatto dal signor DeMille”.

Il cardinale McIntyre di Los Angeles disse:

“Che grande missione è stata data al signor DeMille! … Sono sicuro che il Signore nella sua bontà e nella sua misericordia sarà generoso con lui e con coloro da cui è stato aiutato in questa grande produzione”.

Il dott. William Lindsay Young, vicepresidente della Conferenza Nazionale dei Cristiani e degli Ebrei, scrisse:

“Di tanto in tanto nella storia sono emersi uomini che hanno avuto un impatto duraturo e significativo sulla vita morale e spirituale del loro tempo. L’apostolo Paolo nel I secolo, San Francesco nel XIII secolo e Martin Lutero nel XVI: ognuno a suo modo ha risvegliato la coscienza della sua generazione. Può darsi che Cecil deMille, attraverso la produzione de I Dieci Comandamenti, si distingua come uno dei grandi profeti del XX secolo”.

RECENSIONI DI CRITICI CINEMATOGRAFICI

Bosley Crowther del Times di New York scrisse:

“È evidente che il signor DeMille e il suo corpo di ricercatori e scrittori si sono rivolti all’Antico Testamento per i dettagli degli avvenimenti fondamentali e la guida drammatica della loro trama. Hanno seguito la storia di Mosè così come è raccontata nel Libro dell’Esodo, con fede assoluta nell’accadimento e nella letteralità degli avvenimenti”.

Ma questo è giusto l’opposto di quanto è stato davvero fatto. È evidente che DeMille non seguì il racconto biblico. Sembra anche evidente che questo recensore e la maggior parte degli altri recensori non si siano presi il tempo di leggerlo. Se avessero passato anche solo un’ora a leggere la Bibbia dopo aver dedicato quasi quattro ore seduti a guardare il film, i critici non avrebbero sbagliato e smascherato il loro analfabetismo biblico.

Crowther non si accontentò di inciampare come critico cinematografico. Nel suo articolo si trasformò in un critico biblico e di nuovo ne disse delle belle. Ecco come definì i libri biblici:

“Pieni di contraddizioni e, in molti particolari, non concordano con le conoscenze archeologiche, che però non approfondiremo qui”.

Peccato che non approfondì le sue conoscenze. Con quelle affermazioni dimostrò di non conoscere il racconto biblico abbastanza bene da riconoscere che era stato contraddetto in diversi punti da DeMille; ma si finse un critico della Bibbia.

Sono passati quasi 70 anni, e ancora oggi molti pensano che l’uomo moderno, per essere un intellettuale istruito, non debba credere alla Parola di Dio; altrimenti sarebbe un ingenuo. Molti ripetono a pappagallo una serie di citazioni, senza sapere se siano o no di origine biblica; altri ripetono espressioni critiche che non hanno fondamento. Cosa ci dicono i fatti? Che l’archeologia conferma i contenuti della Bibbia e più si impara, più le presunte contraddizioni bibliche si dissolvono. Ma Crowther fece la sua calunnia e poi schivò l’onere di dimostrare il suo pensiero con una frase diplomatica e disinvolta: ‘Non lo approfondiremo qui”.

La sua rubrica era intitolata: “Lezione del giorno”. Che pessimo insegnante!

Un’altra recensione, quella di Kate Cameron del New York Daily News, diceva:

“La seconda metà del film, che ha a che fare con Mosè come patriarca ebreo, segue alla lettera la linea biblica”.

Dal punto di vista delle Scritture, è una prova che era illetterata, forse analfabeta. Sembra che i critici cinematografici, ovvero gli esperti, non dedicarono nessun minuto a leggere il racconto biblico in questione per scrivere le loro recensioni. Visto che si trattava di film biblici, che cosa avrebbero dovuto leggere? Non lo dovevano forse al loro pubblico di lettori? Non faceva parte del loro lavoro criticare con intelligenza piuttosto che limitarsi a diffondere le affermazioni degli agenti pubblicitari del film? Altrimenti, quali erano i loro requisiti per recensire film biblici? Comunque, la maggior parte dei critici si è commossa per la grandiosità super-colossale e per l’impressionante spettacolarità de I Dieci Comandamenti di DeMille. Il film è impressionante e divertente, ma rispetto alle Scritture è anche pieno di invenzioni ed errori. Entrambe le parti dovrebbero essere informate, visto che il film continua a essere trasmesso e presentato sotto una luce errata. E sono passati quasi 70 anni!

NON TUTTI I CRITICI ERANO CREDULONI

Non tutti i critici cinematografici furono abbagliati e fuorviati dalle affermazioni pubblicitarie di DeMille o dai capi religiosi dell’epoca. Anche se questi più penetranti non hanno individuato le imprecisioni bibliche del film, hanno percepito l’odore di qualcosa che non era piacevole all’olfatto cinematografico.

Newsweek del 5 novembre 1956 riportava:

“DeMille, un uomo di profondi sentimenti religiosi, ha preso i passi dell’Antico Testamento, ha fatto una varietà di congetture che a lui sembravano ragionevoli (dopo uno sguardo agli storici antichi Filone e Giuseppe Flavio), e ha sviluppato una storia che è occasionalmente fedele alla storia biblica e spesso fedele solo alla visione di DeMille di un ‘film religioso’. Lui prende la maggior parte del suo materiale biblico dall’Esodo. La storia che racconta è principalmente quella della vita di Mosè, dai giunchi alle tavole del Sinai. Un aspetto tipico delle sue opere è il fatto che, fra le molte storie raccontate [nel film] I dieci comandamenti, nessuna riceve più attenzione della predestinata – e ipotetica – storia d’amore che DeMille ha preparato fra Mosè e Nefretiri, la seducente principessa egiziana”.

Dopo ulteriori critiche, la recensione concludeva:

‘Si è preso il merito di ciò che è impressionante nelle sue opere? Allora deve accettare la responsabilità di ciò che non lo è. Ognuno porti il suo peso’.

Dopo che la rivista Time, il 12 novembre 1956, ebbe delineato il tempo, il denaro e gli sforzi necessari per il film, chiese:

“E il risultato di tutti questi stupendi sforzi? Qualcosa di più o meno paragonabile a una ragazza del coro di un metro e ottanta, abbastanza ben corazzata, ma troppo grande e troppo appariscente. E a volte DeMille è più che soltanto appariscente. È difficile trovare un altro caso in cui un vitello d’oro così grande sia stato eretto senza obiezioni da parte dei capi religiosi. Con insuperabile pietà, il Gran Mogol DeMille afferma di aver cercato di ‘tradurre la Bibbia nella sua forma originale’, la forma in cui è stata vissuta. Eppure, quello che ha davvero fatto è stato gettare sesso e sabbia negli occhi dello spettatore per quasi il doppio del tempo che chiunque altro ha mai osato fare”.

La rivista Time concludeva con un’accusa molto acuta:

“Ci sono momenti, infatti, in cui sembra che il settimo comandamento [“Non devi commettere adulterio”] è l’unico a cui DeMille è veramente interessato, al punto che l’Esodo stesso sembra quasi una sorta di Sexodus, frutto dell’infelice (e puramente fittizia) vita amorosa di Mosè. È una bestemmia? Tecnicamente no, ma a volte è difficile determinare dove debba essere tracciata la linea sottile fra cattivo gusto e sacrilegio. Quando Dio parla a Mosè dal roveto ardente, rimbomba una voce molto grave e cremosa che non assomiglia a niente di più di un annunciatore televisivo che fa una proposta per un’agenzia di pompe funebri locale. In questi momenti è impossibile evitare l’impressione che il regista, senza dubbio involontariamente, abbia pronunciato il nome del Signore invano”.

SMASCHERATO L’ANALFABETISMO BIBLICO

Dick Williams, nella sua rubrica sul Los Angeles Mirror-News del 14 novembre 1956, disse:

“Non sono un esperto di storia biblica. Quindi, pur essendo molto sospettoso di alcune parti del film che ho già visto, non sono in grado di contestare l’annuncio di DeMille che l’unico punto del film in cui non si aspetta di essere accurato dal punto di vista scritturale è nella sequenza del vitello d’oro. Ma altri, presumibilmente più esperti dei fatti, stanno cominciando a farsi avanti non essendo d’accordo con DeMille e non solo su questioni minori”.

Poi citava l’articolo della rivista Awake! intitolato “La versione hollywoodiana de I Dieci Comandamenti” (Awake! dell’8 novembre 1956). Quali sono le contraddizioni fra il cinema e la Bibbia?

La Bibbia mostra che il faraone fece uccidere i bambini ebrei per frenare l’aumento della popolazione israelita, ma il film di DeMille dice che l’obiettivo del faraone era assassinare Mosè mentre era un bambino (Esodo 1:9, 10).

La Bibbia indica che Mosè aveva sempre saputo di essere ebreo, e proprio per questo uccise un egiziano che stava colpendo uno dei suoi fratelli ebrei. Dovette fuggire dall’Egitto. Ma il film lo fa esiliare perché, una volta cresciuto, scopre di essere ebreo e perché ama la stessa ragazza di cui è innamorato il figlio del faraone (Esodo 2:11, 12, 15).

La Bibbia parla per la prima volta della legge che sarebbe stata scritta nel cuore degli uomini al tempo del profeta Geremia, ma nel film DeMille precede Dio di circa 900 anni. Infatti, la fa pronunciare a Mosè presso il roveto ardente (Ger. 31:31-33).

Il racconto biblico mostra che gli israeliti usavano il nome di Dio, e, in Esodo 6:3, riporta una specifica discussione fra Dio e Mosè, ma il film fa ripetutamente riferimento al fatto che il nome di Dio era sconosciuto agli israeliti e non viene mai rivelato nel film.

La Bibbia, in Atti 7:23-30, mostra che Mosè fuggì dall’Egitto quando aveva 40 anni e ne aveva 80 quando tornò da Madian. Ma il film non mostra questo passare del tempo, mantenendo tutti i personaggi coinvolti nella love story meravigliosamente giovani, anche se a Mosè è stato permesso di invecchiare miracolosamente tutto in una volta presso il roveto ardente.

La Bibbia mostra che i nemici di Mosè in Egitto erano morti al suo ritorno, ma nel film il suo peggior nemico siede ancora sul trono come faraone (Esodo 4:19). Fra l’altro, questo non invecchiare si nota in molti film storici, specialmente in quelli tratti dai Vangeli; di solito, Maria, madre di Gesù, non invecchia quando suo figlio, trentatreenne, viene giustiziato.

La Bibbia parla della determinazione di Dio di portare la decima piaga, la morte del primogenito egiziano. Ma nel film questa morte del primogenito è presentata come un’idea del faraone, che intende fare questo agli israeliti, e solo allora Dio ribalta la situazione contro di lui colpendo i primogeniti egiziani (Esodo 11:1-5).

Il racconto biblico dice che in seguito il faraone inseguì gli israeliti per recuperare i suoi schiavi, ma DeMille dice che ciò avvenne perché Mosè aveva disprezzato l’amore della regina del faraone (Eso. 14:5, 6).

Esodo non dice in modo diretto che il faraone abbia tentato di attraversare il Mar Rosso con le sue truppe. In base a un Salmo, però, fu travolto dalle acque e quindi possiamo ipotizzare che sia morto anche lui. Ma il film gli permise di sopravvivere a quella debacle acquosa e di tornare in Egitto (Eso. 14:28; Salmo 136:15).

Datan istigò l’adorazione del vitello d’oro sul Sinai, e la terra inghiottì lui e altri per questo? DeMille dice di sì, ma la Bibbia dice di no. Quegli adoratori di vitelli morirono in quel modo? No, ma con la spada e la peste. Datan non era fra loro, perché lui e altri ribelli furono inghiottiti dalla terra più tardi e per un peccato completamente diverso. Piuttosto, Esodo specifica che la tribù di Levi, a cui apparteneva Datan, non partecipò all’adorazione del vitello d’oro (Esodo 32:27, 28, 35; Numeri 16:1-3, 12, 25-32).

Ironia della sorte, dove DeMille aveva detto che non si era attenuto alla Bibbia, in realtà fu il contrario. Disse che le persone danzavano nude mentre adoravano il vitello d’oro; ma lui preferì vestirle; accuratamente le traduzioni moderne non specificano che danzavano nude, ma che semplicemente si scatenavano in modo ‘sfrenato essendo esposte alla vergogna’ (Esodo 32:25).

Ora vi lascio qualche domanda. Magari possiamo discuterne insieme. Quanto fu fedele DeMille al racconto biblico? Quanto avevano ragione gli ecclesiastici che lodavano il film come commovente, riverente, spirituale e ispiratore? Dio si è veramente servito di DeMille? Gli ha davvero dato una missione, come qualcuno di loro aveva detto? Siete d’accordo che fosse assimilato all’apostolo Paolo, cosa che fece uno di quegli ecclesiastici? Che ne pensate dei critici cinematografici che hanno scritto che era evidente il modo in cui si attenne alla Bibbia con delicatezza e seguiva alla lettera la linea biblica?

Questo film biblico ha senz’altro smascherato l’analfabetismo biblico!

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