15 anni di Spotify: come il gigante dello streaming ha cambiato e ha reinventato l’industria musicale (Prima parte)

A cavallo fra gli anni ’90 del secolo scorso e gli anni ’00 del nostro secolo, gli alti dirigenti del mondo musicale ammisero di essere in crisi. L’industria musicale rischiava di morire a causa della pirateria. Oggi, però, sono raggianti come non mai. Sono più felici di un bambino che ha ricevuto un regalo per il quale ha tanto supplicato mamma e papà.

L’evoluzione della musica in 20 anni

20 anni fa le piattaforme di file-sharing P2P (peer-to-peer) come Napster e Limewire erano fra le principali cause delle perdite economiche nel mondo musicale. Nel 1999, nei soli USA, l’industria musicale registrò un massimo storico di 14,6 miliardi di dollari. Poco più di 15 anni dopo, sia nel 2014 che nel 2015, ha registrato solo 6,7 miliardi (fonte: RIAA).

Quali sono i pro e i contro dei servizi di streaming musicali? Leggilo qui

20 anni fa la musica era distribuita su supporti fisici — musicassette, CD-Audio e vinili — ma i file MP3 & C. (WMA in primis) iniziavano a spadroneggiare. Comunque, i file audio compressi erano sempre associati alla distribuzione free e illegale. In quel periodo, però, iniziavano a nascere i primi Store legali. Uno dei primi — e sicuramente il primo di successo — è stato iTunes, che portò una certa stabilità e stabilì un modello di business.

Nel sito Variety.com troviamo queste parole di Kristin Robinson, che riassumono quanto successo 20 anni fa:

Un’intera generazione è cresciuta credendo di non dovere pagare per ascoltare la musica.

Fonte: Variety.com

E poi arrivò Spotify

Ma l’arrivo di Spotify, frutto di un’idea degli imprenditori svedesi Daniel Ek e Martin Lorentzon, ha cambiato ogni cosa. Fondato a Stoccolma il 23 aprile 2006, cercando una soluzione al problema della pirateria musicale, il servizio streaming audio On Demand è stato costruito in base alla consapevolezza che i consumatori sono sempre allettati da un’offerta a costo zero o comunque basso.

Offrire l’accesso a una libreria musicale che include la quasi Opera Omnia del mondo è stata una mossa vincente. Si pensi che basta solo una decina di Euro mensili (oppure accettare di ascoltare un paio di pubblicità ogni 30 minuti di ascolto) per accedere a un archivio associato a un software che funziona veramente bene. Al suo interno è presente un motore di ricerca di facile utilizzo, dotato di un’IA (Intelligenza Artificiale) che cerca di intuire i gusti di ogni utilizzatore.

Non basterebbe una vita per ascoltare l’intero database musicale di Spotify. Dicevamo sopra che iTunes ha posto le basi nel business musicale. Comunque, Apple ha dovuto riscrivere le sue regole interne con il debutto di Spotify negli Stati Uniti. Così arrivò Apple Music.

In che modo lo streaming ha riscritto le regole del mondo della musica? Ecco un paio di dati:

  • Spotify è passata dal 7% del mercato USA nel 2010 all’83% alla fine del 2020.
  • Sempre negli USA, i guadagni del mercato musicale si sono riavvicinati al record del 1999: 12,2 miliardi (fonte: RIAA).

Possiamo dire con certezza che lo streaming ha salvato il business della musica, incoronando Spotify quale leader del mercato globale. Spotify lo ha guidato verso una stabilità e una crescita che raramente sono state raggiunte prima.

(Continua…)

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