In quest’articolo, racconteremo la fine degli anni ’70, un’epoca musicale che aprì le porte, in Italia, alla musica da discoteca, piena di suoni elettronici e di indimenticabili canzoni.
Sanremo 1979
Il Festival fu vinto da Mino Vergnaghi con Amare.
- Amare – Vino Vergnaghi
- Barbara – Enzo Carella
- Quell’attimo in più – I Camaleonti
- A me mi piace vivere alla grande – Franco Fanigliulo
- Bimba mia – Umberto Napolitano
- C’era un’atmosfera – Kim & The Cadillacs
- La gente parla – I Collage
- Liana – I Grimm
- New York – Lorella Pescerelli
- Nocciolino – Antoine
- Sarà un fiore – Enrico Beruschi
- Tu fai schifo sempre – I Pandemonium
Sembra che la canzone arrivata dodicesima abbiamo sfidato il 1979. In realtà, le canzoni erano gradevoli, ma presentate da cantanti che, purtroppo, non sfondarono.
Il vincitore, Mino Vergnaghi, fu una rivelazione di Iva Zanicchi. Faceva parte della Rifi, la casa discografica di suo marito. I giornalisti, si sa, preparano gli articoli — almeno mentalmente, ma spesso anche sul taccuino — in anticipo. A quanto pare, nessuno era pronto a questa vittoria. Magari si aspettavano Antoine, I Camaleonti o I Collage. Sicuramente avevano già in mente che cosa scrivere su Enrico Beruschi comunque sarebbe andata.
Probabilmente lo stesso si può dire del secondo classificato, Enzo Carella, con Barbara. Era uno studente di architettura, che accettò di provare a mettersi alla prova (canora) presentandosi al Festival di Sanremo.
Al terzo posto troviamo uno dei quattro “grandi nomi” di quest’anno, cioè I Camaleonti. Non solo gradevole, Quell’attimo in più, è davvero qualcosa in più per il panorama musicale italiano.
Franco Fanigliulo era un altro sconosciuto, e si presentò con una canzone sgrammaticata: A me mi piace vivere alla grande. Dieci anni dopo, poco prima di morire per emorragia cerebrale a soli 45 anni, si rivelarono quasi profetiche le parole della sua canzone: “Ho un nano nel cervello, un ictus cerebrale”.
Piuttosto, in mezzo ai cantanti c’era anche un comico, Enrico Beruschi, che presentò Sarà un fiore (da non confondere con Ci vuole un fiore di Sergio Endrigo e Gianni Rodari).
Fra i partecipanti troviamo anche gli stranieri Kim & The Cadillacs, la cui canzone, C’era un’atmosfera, era stata scritta dai membri di un’altra band, i Matia Bazar. Un altro straniero è Antoine, con Nocciolino.
Sanremo 1980
Ecco un annata mista: nomi famosi e nomi poco famosi, nomi italiani e nomi stranieri. L’importante è che si parli di “noi” e che negli anni ’80 si riscrivano i testi e le melodie di alcune canzoni.
- Solo noi – Toto Cutugno
- Ti voglio bene – Enzo Malepasso
- Su di noi – Pupo
- Canterò canterò canterò – Aldo Donati
- Cavallo bianco – Paolo Riviera
- Contessa – Decibel
- Gelosia – Bobby Solo
- Il sole canta – Orlando Johnson
- I sing for you – Sally Oldfield
- L’italiano – Stefano Rosso
- Mara – Bruno D’Andrea
- Mariù – Gianni Morandi
- Ma vai, vai – Giorgio Zito e i Diesel
- Musica regina – Leano Morelli
- Passerà – Alberto Cheli
- Più di una canzone – La Bottega dell’Arte
- Tu cioè… – Peppino Di Capri
- Tu mi manchi dentro – Leroy Gomez
- Va’ pensiero – Linda Lee
- Voglio l’erba voglio – Francesco Magni
Vincitore indiscusso fu Toto Cutugno con Solo noi. Oppure la vittoria sarebbe spettata a Pupo con Su di noi? Entrambe le canzoni erano splendide, e si sono meritate il primo e il terzo posto. È possibile che qualcuno abbia scambiato i voti per la somiglianza dei due titoli? Fatto sta che Enzo Malepasso si mise in mezzo fra i due cantanti, presentando Ti voglio bene. Era la sua prima partecipazione al Festival.
Ciò che sorprende del 1980 è che molte canzoni nate negli anni successivi (o in precedenza, anche di un secolo) avevano gli stessi titoli, ma testi e melodie diverse.
Il primo caso è Cavallo bianco di Paolo Riviera. Cinque anni prima i Matia Bazar cantavano una canzone con lo stesso titolo.
Bobby Solo si è presentato con Gelosia. Nel 1994 i Dirotta Su Cuba presentarono una canzone con lo stesso titolo. Il brano fu ripresentato nel loro primo brano sanremese del 1997, che conteneva È andata così.
Alberto Cheli presentò Passerà, ma questa canzone non è passata alla storia quanto quella presentata da Aleandro Baldi sempre nel 1994 e che vinse il Festival di Sanremo.
E poi Linda Lee presentò Va’ pensiero. Il pensiero di tutti gli italiani sarà riandato al vero Va, pensiero (Va, pensiero, sull’ali dorate) di Giuseppe Verdi e più volte proposto come inno nazionale italiano.
Infine segnaliamo L’italiano. Qualche anno dopo (nel 1983) Toto Cutugno, vincitore nel 1980, fu lasciato cantare al Festival una canzone con lo stesso titolo (anzi la sua canzone più famosa). Finora le sue canzoni di maggiori successo erano state cantate da altri oppure da Toto insieme con qualche band da lui creata (i Toto ei Tati e gli Albatros). Aveva ottenuto fuori del territorio italiano, ma da solista in Italia non aveva ancora ottenuto il successo meritato. Solo noi è una delle più belle canzoni italiane, diventata famosa prima di essere famosa (cioè di vincere al Festival).
In questo Festival si è presentato uno dei fratelli Bennato, Giorgio. Per evitare di confondersi con i due fratelli maggiori e già famosi, usa lo pseudonimo Giorgio Zito e canta con I Diesel. Cantando Ma vai, vai, rompe il silenzio. Hanno detto di lui: “È nato Bennato, fratello di Eugenio e di Edoardo”. Cosa c’è di strano in questa frase? Il cognome “Bennato” e il nome “Eugenio” hanno lo stesso significato! Infatti, l’originale greco Eugénios (Ευγένιος) deriva da due parole, eu (ευ) e genes (γενης). La prima significa “bene”, e la seconda “nato” (cioè “ben nato”).
Enrico Ruggeri si presentò con i suoi Decibel, e cantò una canzone in stile rock barocco, Contessa. Gianni Morandi, invece, presentò la stupenda Mariù.
Poi hanno aggiunto, considerando il suo scarso successo: “Zito… e mosca”. I suoi fratelli hanno continuato la carriera musicale; lui anche, ma senza lo stesso successo.
Uno dei conduttori del Festival è stato Roberto Benigni. In una diretta televisiva segnò un record: il bacio più lungo mai dato. Durò 45 secondi. La sua partner? Olimpia Carlisi. Fece anche una dedica al papa eletto poco più di un anno prima: “Woitilacciooo!”. Qualche anno dopo disse qualcosa del genere a un presidente della Repubblica: “Cossigaccio”. Sappiamo bene chi è “Robertaccio”.
Riportiamo un discorso pronunciato da Roberto Benigni: “Il prossimo anno farei cantare le stesse canzoni che avete appena ascoltato, affidandole ai partiti e ad alcuni uomini politici. I democristiani cantano Solo noi, i comunisti Gelosia, i radicali Voglio l’erba voglio, Tanassi Passerà, i repubblicani Va’ pensiero”. Probabilmente queste parole si possono definire attuali.
Dicevamo nell’introduzione che con il finire degli anni ’70 si dava il via, in italia, alla Disco Music. Questo genere musicale esisteva già da qualche anno, e qualche canzone italiana — sia al Festival sia al di fuori della kermesse — era stata presentata. Ma nel 1980 tutto il Festival girò attorno a questo genere. Tanto è vero che la scenografia teatrale rappresentava una discoteca.
Non possiamo non segnalare che la cantante in gara più giovane, Mela Lo Cicero, aveva soltanto 17 anni. Era fra gli esordienti. Lei stessa si definì una “Mela… acerba!”.
Che cosa ci regaleranno gli anni ’80?