Indice dei Contenuti
Il mercato delle memorie RAM sta vivendo una crisi senza precedenti: prezzi alle stelle, scaffali vuoti e persino moduli chiusi sotto lucchetto nei negozi americani. A peggiorare la situazione, l’annuncio che dal 2026 alcuni grandi produttori smetteranno di vendere RAM al settore consumer, lasciando gli utenti in balia di un mercato sempre più elitario.
Un boom improvviso e destabilizzante
Negli ultimi mesi il prezzo delle memorie RAM, in particolare dei moduli DDR5, ha subito un’impennata vertiginosa. Secondo i dati più recenti, i prezzi spot dei chip da 16Gb hanno superato i 27 dollari, più di quattro volte il loro valore di settembre. Alcuni analisti parlano apertamente di “super-cycle” e di un vero e proprio bull market della DRAM. In certi casi, l’aumento ha raggiunto il 619% rispetto all’anno precedente:
La causa principale è la domanda esplosiva proveniente dai data center dedicati all’intelligenza artificiale. Colossi come OpenAI e altri operatori cloud assorbono fino al 70% della produzione mondiale, lasciando il mercato consumer in una condizione di scarsità cronica. Samsung ha persino interrotto le contrattazioni sui prezzi contrattuali, segnale di un mercato fuori controllo.
La crisi che colpisce i consumatori
Per gli utenti comuni, gamer e creatori di contenuti, la situazione è drammatica. I kit di memoria hanno triplicato il prezzo in pochi mesi, rendendo l’upgrade di un PC un lusso per pochi. Gli analisti prevedono che la crisi durerà almeno fino al 2026, con ulteriori rincari all’orizzonte.
Questa dinamica ricorda da vicino la crisi delle GPU durante il boom delle criptovalute tra il 2020 e il 2022, quando le schede video erano introvabili e vendute a prezzi astronomici. Oggi la storia si ripete, ma con un impatto ancora più pervasivo: la RAM è un componente essenziale, senza la quale nessun computer può funzionare.
Il fenomeno delle RAM sotto lucchetto
Negli Stati Uniti, la scarsità e l’aumento dei furti hanno portato a un fenomeno inquietante: moduli RAM chiusi sotto lucchetto negli store. Proprio come accade per prodotti di lusso o articoli ad alto rischio di furto, le memorie vengono custodite in vetrine protette, accessibili solo tramite personale autorizzato. È un segnale tangibile di quanto la RAM sia diventata un bene prezioso, quasi alla stregua di gioielli o smartphone di fascia alta.
Questa misura, che può sembrare estrema, riflette la tensione sociale e commerciale che si sta creando attorno a un componente hardware fino a ieri considerato ordinario. La RAM è diventata un simbolo della crisi tecnologica in corso. Inoltre come i prezzi di vendita al dettaglio variano giorno per giorno in base ai prezzi di mercato.
L’uscita dei produttori dal mercato consumer
A peggiorare ulteriormente la situazione, arriva la notizia che dal 2026 alcuni grandi produttori smetteranno di vendere RAM al settore consumer. Micron ha già annunciato l’uscita dal mercato con la chiusura del marchio Crucial, e sebbene Corsair non abbia ancora confermato ufficialmente una mossa simile, il timore è che altri brand seguano la stessa strada.
La motivazione è sempre la stessa: la domanda dei data center AI è talmente elevata da rendere più redditizio concentrare la produzione su quel segmento. Per i consumatori significa la fine di un’epoca: meno scelta, meno disponibilità e prezzi ancora più alti. La RAM, un tempo accessibile e abbondante, rischia di diventare un bene raro e costoso.
Uno scenario di crisi globale
Gli analisti parlano di una “tempesta perfetta”: domanda esplosiva, vincoli della catena di fornitura e riallocazione delle risorse verso l’AI. Non si tratta di un fenomeno passeggero, ma di una trasformazione strutturale del mercato.
Se la situazione non verrà bilanciata da nuove capacità produttive o da politiche di regolamentazione, il rischio è che la RAM diventi un bene di lusso, con conseguenze devastanti per l’innovazione e l’accessibilità tecnologica.
In Conclusione…
Il boom dei prezzi delle memorie RAM non è solo un problema tecnico o di mercato: è il sintomo di una crisi più ampia che mette in discussione l’equilibrio tra consumatori e grandi industrie tecnologiche. Con moduli chiusi sotto lucchetto negli store americani e produttori che abbandonano il settore consumer, stiamo entrando in una fase di scarsità che potrebbe ridefinire il concetto stesso di accesso alla tecnologia.
La domanda da porsi non è più se i prezzi scenderanno, ma se il mercato consumer avrà ancora un futuro.