Una rete europea come soluzione per le rinnovabili del futuro

Era il 2021 quando i prezzi dell’energia schizzarono alle stelle, a causa del repentino aumento ingiustificato del costo del gas siberiano, principale fonte per generare elettricità. Negli anni che seguirono ci siamo resi conto dell’importanza di raggiungere un’indipendenza energetica dal dittatore di turno e abbiamo quindi investito sulle uniche materie prime che realmente non costano, sono facilmente reperibili ovunque e non possono essere esposte alle fluttuazioni date da controversie geopolitiche. Stiamo parlando dell’acqua, del sole e del vento come mezzo per produrre energia a emissioni zero.

Purtroppo, però, esse sono “capricciose” in base al tempo e alle stagioni, spregiudicando la possibilità di dipenderne unicamente e obbligandoci quindi a implementare dei sistemi di stoccaggio parecchio onerosi. A questo si aggiunga un aumento della domanda di energia elettrica che si prevede raddoppierà nei prossimi venticinque anni, unitamente al crescente impiego di macchine elettriche, condizionatori, piani a induzione, …

Il nucleare è la soluzione?

C’è chi auspica che la Soluzione per creare una base costante e continua su cui le fonti rinnovabili possano fare affidamento sia il ritorno al nucleare in Italia. Senza considerare però l’arretratezza normativa e infrastrutturale in cui giacciamo – di oltre 40 anni a causa del referendum abrogativo del 1987 – solo tra 15 anni saranno visibili i risultati effettivi, seppure marginali, prevedendo di coprire tra il 10 e il 15 % del fabbisogno italiano entro il 2050, a malapena il quantitativo di energia che quotidianamente importiamo da stati esteri come Francia e Svizzera. Una scelta del genere oltre a non ridurre significatamene il prezzo dell’energia in Italia (oggi fissato sulla materia prima che costa di più per poter spingere gli investimenti sul rinnovabile), non ci renderebbe energeticamente indipendenti e competitivi.

Rinnovabile sì ma la rete?

Quindi, scartato l’ipotesi del nucleare in Italia, continuare a investire sul rinnovabile apparentemente è la strada giusta, però bisogna saperlo sfruttare al meglio trasportando l’elettricità dov’è più si necessita mantenendo l’equilibrio tra domanda (i consumi industriali/residenziali) e offerta (la produzione).

Per far ciò è necessaria una rete sufficientemente dimensionata a valle delle centrali e solidamente interconnessa in tutta Italia ed Europa. Si consideri infatti che tutta la rete elettrica europea oggi è già collegata e sincronizzata, ma evidentemente le capacità di connessione sono inferiori alla capacità di generazione, per cui gli interventi di adeguamento non solo sono auspicabili, ma saranno inevitabilmente necessari, altrimenti la rete non riuscirà a seguire l’aleatorietà del boom della generazione non programmabile del rinnovabile.

Anch’esse però non mancano di qualche difettuccio. Infatti, oltre i 200-300 km le reti sono, dal punto di vista tecnico, scarsamente efficienti in quanto le perdite sono molto elevate e vista la morfologia del nostro paese negli anni abbiamo preferito sviluppare un’infrastruttura per il trasporto del gas via tubo che ci ha permesso di convogliare l’energia da un lato all’altro dell’Europa.

E l’idrogeno?

E proprio su questa rete si potrebbe iniziare ora la filiera dell’idrogeno verde (prodotto dall’acqua mediante l’elettrolisi e non dal gas come facciamo oggi) che anch’esso presenta le sue criticità ma che in breve tempo potrebbe sostituire il gas naturale e diventare un sistema di stoccaggio di energia.

Insomma, aggregare per fare massa ci permetterà di abbattere e unificare i costi dell’energia e come settanta anni fa, con la nascita della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, fare rete è la soluzione vincente. E proprio da quei valori fondamentali per cui questa Unione è stata creata che l’unificazione normativa, infrastrutturale e tecnica sarà fondamentale per garantirci una stabilità sempre maggiore e un’indipendenza energetica, aumentando la competitività nello scacchiere internazionale e puntando sulla sostenibilità del nostro continente.

© Francesco Gasparri

Iscriviti
Notificami
0 Commenti
Feedback in linea
Visualizza tutti i commenti