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Si avvicina il periodo dell’anno in cui la TV trasmette film tratti dai racconti biblici. Perché non scoprire alcune curiosità che li riguardano? Questo è il primo di una serie di articoli dedicati a questo genere cinematografico.
Il film Calice d’argento, o Il calice d’argento, risale al 1954. Fu diretto da Victor Saville e tratto dall’omonimo romanzo di Thomas B. Costain del 1952. È stato uno degli ultimi film di Saville e segnò il debutto cinematografico di Paul Newman; nonostante fosse stato nominato a un Golden Globe Award per la sua interpretazione, per Newman fu “il peggior film prodotto durante gli anni ’50”.
Il film presentava insolite ambientazioni e decorazioni semi-astratte, create dallo scenografo Rolfe Gerard in un sorprendente allontanamento dagli standard hollywoodiani che riguardavano i film basati sulla Bibbia. La colonna sonora fu curata da Franz Waxman, che lavorò su molti film storici, in particolare biblici. La musica di Calice d’argento fu nominata alla 27ª edizione degli Academy Awards come migliore colonna sonora originale.
Un artigiano greco di Antiochia viene incaricato di fondere il calice d’argento di Cristo e di scolpire intorno al suo bordo i volti dei discepoli e di Gesù stesso. Si reca a Gerusalemme e infine a Roma per portare a termine il compito. Nel frattempo, un nefasto intruso cerca di convincere le folle di essere il nuovo Messia usando nient’altro che trucchi da salotto a buon mercato.
Il film fu presentato in anteprima mondiale nella piccola città di Saranac Lake, New York. Il regista Saville e gli attori principali, Virginia Mayo, Pier Angeli e Jack Palance, assistettero e parteciparono a una sfilata nel periodo dell’annuale carnevale invernale della città. La premiere fu presentata da Art Linkletter, un personaggio televisivo dell’epoca.
A. H. Weiler del New York Times ha scritto che i produttori “hanno ideato un’avventura piena di spettacolo che si adatta facilmente alle tonalità lussureggianti della WarnerColor e allo schermo king-size del Cinemascope. Ma nel fornire un minimo di eccitazione e generose porzioni di stravaganza, hanno sfornato un veicolo ingombrante e talvolta scricchiolante che impiega troppo tempo per raggiungere il suo obiettivo”.
Su Variety fu scritto: “Come il libro di Costain, il film è esagerato e a volte noioso, ma il produttore-regista Victor Saville riesce ancora a infondere interesse per ciò che sta accadendo, e di tanto in tanto prova anche una sensazione di eccitazione”.
John L. Scott del Los Angeles Times ha scritto:
“In certi punti è colorato, piuttosto noioso in altre parti”.
Richard L. Coe del Washington Post ha scritto:
“La sceneggiatura di Lesser Samuels serpeggia impacciata e la regia di Victor Saville è altrettanto esagerata. Non ho trovato nulla di notevole nelle interpretazioni dei protagonisti, Paul Newman (non così bravo come […] in TV), Pier Angeli, Virginia Mayo (più […] bionda che mai), Jack Palance (un cattivo troppo teatrale), o anche Walter Hampden (il vecchio Giuseppe)”.
Harrison’s Reports riteneva che il film “meritasse una valutazione alta dal punto di vista della produzione”, ma era “solo moderatamente interessante” come intrattenimento.
John McCarten del New Yorker ha scritto che il film “ha a che fare con la ricerca del Graal da parte del più triste assortimento di personaggi che abbia mai incontrato in un solo decennio”.
Il Monthly Film Bulletin scrisse:
“Qualsiasi vera atmosfera religiosa in questa volgare e incongrua sfilata in maschera è fuori questione… Alcuni possono scoprire momenti tumultuosi, molti saranno disgustati dall’insipienza dello spettacolo nel suo insieme”.
Nella prima edizione della sua Film Guide del 1977, Leslie Halliwell disse che ‘il casting e la regia erano pessimi’, accompagnati da un “mare di noia”.
Sembra che solo l’elaborata colonna sonora di Franz Waxman fosse da salvare. Fu così apprezzata che nel 1970 Elmer Bernstein ne registrò alcune parti.
Nel 1978 Martin Scorsese scrisse che amava il film.
“Il Calice d’Argento” è uno dei motivi per cui ho ingaggiato [lo scenografo] Boris Leven per progettare “New York, New York”. “Il gigante” e “Il calice d’argento”: dovevo avere chiunque fosse stato in grado di progettare quei due film…. “Il Calice d’Argento” […] non ha autenticità. È puramente teatrale, e questo è dovuto principalmente alle scenografie. Sono pulite e chiare; sembra quasi un’altra vita, un altro mondo. Non sappiamo com’era l’antica Roma, quindi perché non adottare l’atteggiamento che Fellini aveva con il “Satyricon”? Renderlo piuttosto fantascientifico. “Il Calice d’Argento” ci era andato vicino, 15 anni prima.
A quanto pare, Paul Newman non era orgoglioso della sua performance. Quando il film fu trasmesso in televisione nel 1966, pubblicò un annuncio su un giornale di Hollywood in cui si scusava per la sua performance e chiedeva agli telespettatori di non guardare il film. Questo gli si è ritorto contro e la trasmissione ricevette ascolti insolitamente alti. Il film è a volte chiamato come “Paul Newman e il Santo Graal”. Newman definì il film “il peggior film prodotto durante gli anni ’50”. Una volta lo proiettò davanti ad alcuni suoi ospiti; prima però distribuì pentole, cucchiai di legno e fischietti, incoraggiando il pubblico a offrire critiche rumorose.
Il film Calice d’argento, o Il calice d’argento, è disponibile in DVD dal 16 febbraio 2009. La colonna sonora in italiano è in Dolby Surround (in inglese, Dolby Digital 5.1). comunque, dal 6 novembre 2015 esiste una nuova versione, sempre in DVD, con doppio audio in italiano: Dual Mono e ridoppiato in stereofonia (anche in inglese è stereofonico). Al momento sembra che non sia disponibile su nessun servizio di streaming.
Nei prossimi giorni vorrei proporvi altri film a tema religioso, almeno fino all’inizio di gennaio. Che ne dite?