Da decenni l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) invita tutti i paesi a combattere l’analfabetismo. La lotta contro l’analfabetismo è di dimensioni planetarie.
Sembrerà strano, ma la situazione oggi è ancora più dura. Secondo una notizia dell’ANSA e riportata nei giorni scorsi nel Rai Televideo, quest’autunno milioni di studenti — sostenuti da genitori e tutori — hanno deciso di non tornare a scuola in presenza. La paura di contrarre una delle varianti del COVID-19 ha scoraggiato molti a riprendere gli studi.
A questo si aggiunga il problema delle connessioni instabili e i costi elevati dei dispositivi elettronici nelle famiglie con più figli. Spesso si sceglie di far beneficiare dell’istruzione i più piccoli, ovvero i bambini e i ragazzi che rientrano nella fascia d’età in cui la scuola è obbligatoria.
I figli più grandi quindi si devono sacrificare per lasciare a loro lo spazio.
Questo divario si farà sentire maggiormente nel mondo del lavoro, visto che ora il rischio è di non avere neodiplomati e neolaureati qualificati in molti ambiti lavorativi.
Alcuni di questi ambiti potrebbero riguardare la ricerca medica e tutto ciò che ruota intorno alla tecnologia. Un pericolo, quindi, è che la “ripresa” dopo la pandemia possa portare a una retrocessione del progresso raggiunto negli ultimi due secoli. E tutto questo sarebbe successo in meno di due anni!