Ecco un’attenta analisi del fenomeno web di questi ultimi anni: l’enogastronomia ai tempi del Web 2.0
Il mondo della rete ormai impazza di ‘figure digitali’ come quelle dei Food Blogger, dei Foodie e dei Food Photographers. Con queste svariate nomenclature si fa riferimento a una pluralità di utenti amanti del cibo che – al giorno d’oggi – bazzicano nel web, in particolar modo nell’universo reticolato dei social network.
Tutti gli appassionati Web 2.0 del cibo navigano sui social sotto il segno del tag “#foodporn” soprattutto quando si tratta di catturare maggiore visibilità da parte di altri utenti nel momento in cui si condividono pietanze e corrispettivi vini da abbinamento.
Gli antesignani di questo meccanismo che sposa l’amore per la cucina e il web vanno ricercati nei “Food Blogger”, i primi ad aver scelto questo nuovo di comunicare il cibo, prima ancora che venissero all’esistenza Facebook ed Instagram. D’altronde il Food Blogger è una figura tutt’altro che semplice e ludica, come potrebbe in modo superficiale sembrare. Una descrizione accurata in merito viene fornita su “Giallo Zafferano“, uno dei blog più popolari in rete legati al cibo:
«Il lavoro del food blogger sembra semplice: si cucina, si mette il piatto sul tavolo, si scatta una foto e si pubblica la ricetta nel blog, una sorta di ricettario online. E che ci vuole? Niente di più facile… Ma è davvero tutto qui?».
In effetti non finisce qui. Oltre a nutrire passione per la cucina, a saper fare la spesa e ad inventare nuove ricette, al Food Blogger è richiesta anche una buona conoscenza di elementi di informatica secondo Giallo Zafferano:
«Deve avere conoscenze di informatica: SEO, indicizzazione, ottimizzazione, aggiornamenti…perché il blog va aggiornato».
La potenza delle immagini per catturare l’attenzione degli utenti
E che dire delle fotografie? Basta accontentarsi di una foto non del tutto ‘professionale’, magari a tratti un poco storta e sfocata per poter condividere un piatto? Sempre per il noto blog dedicato alla cucina sembrerebbe proprio di no. La comunicazione di un vino e di una pietanza passano soprattutto attraverso immagini nitide e che catturino in modo immediato l’attenzione e la curiosità degli utenti. È necessario, dunque, che il gestore del blog si attrezzi adeguatamente per quanto concerne la condivisione in rete delle sue leccornie culinarie.
«Poi si scattano le foto, il che richiede avere buone conoscenze dell’arte fotografica…
Non si scatta a caso, sul tavolo, con tutto quel che c’è intorno. Si allestisce un vero e proprio set fotografico, il che vuol dire investire in una buona attrezzatura: macchina fotografica (fino a qualche tempo fa scattavo con una compattina, oggi sono passata alla Reflex), cavalletto, pannelli riflettenti. Dove si scatta? Occorre avere un angolo ben illuminato, possibilmente vicino ad una finestra, bisogna imparare a ‘dosare’ la luce.
Ma quante foto si scattano? A volte anche 300 in una giornata e non potete immaginare che rabbia sale quando hai scattato 300 foto e la maggior parte non sono a fuoco, sono scure o storte e non te ne piace nemmeno una, perché una foto imperfetta non è adatta per il blog. Le foto devono far venire fame, devono invogliare chi guarda a preparare quel piatto…».
Queste sono le rigorose ma incisive parole di una blogger di Giallo Zafferano inerenti alle doti fotografiche che ogni amatore del cibo in rete dovrebbe possedere per avere una buona riuscita nella condivisione dei suoi post.
Non basta una fotografia. Occorre una strategia
Dello stesso parere è Andrea Gori, “sommelier 2.0“, oste informatico, giornalista, scrittore e blogger, nonché fondatore della community “God Save The Wine” dedicata ai wine lovers, che a proposito delle fotografie al cibo nei blog, ha affermato: «Non basta postare una bella foto, serve una strategia».
Ed è qui che entrano in gioco le conoscenze informatiche del Food Blogger, dove si intersecano passione per la materia e affinamento delle capacità tecniche digitali. Inoltre per Gori la comunicazione vincente nell’ambito dell’enogastronomia in rete valida per aziende e privati, risiede anzitutto nel costruirsi un’ identità consolidata sui social e conoscere bene il proprio bacino di utenza; dopodiché è necessario che si adotti un linguaggio unico e il più possibile ‘personalizzato’; il tutto – se è possibile – accompagnato da investimenti pubblicitari.
Il Web 2.0 nasce nel 2006, periodo che collima con la nascita dei primi social network, per esempio Facebook è stato inventato nel 2004; questi sono anni di grande trasformazione sociale e culturale per il mondo della navigazione in rete grazie ai social network, dal momento che si sviluppa una nuova figura ‘ibrida’ che unisce i tratti sia del produttore che del consumatore; molti sociologi hanno battezzato questo ibrido con il nome di “prosumer“, da cui ha avuto origine il “prosumerismo”, fenomeno multimediale dove ogni utente attraverso una piattaforma “wiki” come quella dei social, è in grado sia di consumare determinati prodotti mediali ma può anche modificarli e produrne di nuovi.
Una trasformazione digitale che abbraccia – ormai – vari campi dello scibile umano fruibile in rete, tra cui, anche l’universo variegato della cucina e dei vini. I protagonisti, dunque, del nuovo modo di fare rete e comunicare prodotti possono essere importanti e prestigiose aziende ma anche singoli consumatori, conoscitori e appassionati della materia – come il Foodie – che, a loro volta, propongono innovative idee ai propri followers.
«L’avvento dei social media e dei blogger – così Gori – ha permesso al pubblico un approccio più personalizzato. Prima erano le guide a dettare la classifica di vini e ristoranti ma sono sempre state troppo autoreferenziali e destinate agli addetti ai lavori. Oggi ognuno può scegliere chi seguire in base ai gusti affini: chi, leggendo il mio blog si riconosce nel mio palato, mi usa come guida personale. I social hanno allargato in maniera esponenziale il campo di offerta e di informazioni».
Il potere dei social nella comunicazione dei Foodies e dei Food Photographers
Esempi lampanti di questa evoluzione della comunicazione e del marketing digitale ne sono numerosi ma è interessante citare un caso concreto riportato anche in un articolo del novembre 2020 del “Corriere della Sera” riguardante l’esperienza di Irene e Camilla, due amiche piemontesi che condividono assieme la passione per i formaggi. Simone Zeni, giornalista del “Corriere” ha riassunto il percorso comunicativo gastronomico delle due donne nella frase: “Dal frigo alla pagina Instagram”.
“Dal frigo” perché di solito si è abituati a vedere vaccini, caprini, pecorini, erborinati e stracchini nel frigorifero di casa propria ma grazie a questa pagina Instagram è possibile conoscerli e condividerli con altri direttamente dal proprio smartphone.
«Abbiamo iniziato a novembre del 2019 – ha detto Irene – postando qualche immagine di formaggi che ci piacevano, indicando nella didascalia semplicemente il nome e la località in cui abbiamo scattato la foto».
La pagina oggi è attiva su Instagram, si chiama “@club_del_formaggio” e conta più di duemila followers.
Un interessante personaggio del mondo 2.0 del vino è Alessandro Morichetti, enotecario digitale, blogger e autore di numerosi articoli pubblicati su “Intravino“. La sua carriera nell’universo enologico digitale è partita nel 2011, quando si è trasferito ad Alba per andare a trovare un amico che lavorava in un ristorante stellato della zona.
Di lì a poco ha iniziato a lavorare nel sistema dell’e-commerce ed è entrato nel team di “Doyouwine?”, un sito nato nel 2010 designato per la vendita online di vini.
Ma al di là delle funzioni e della cura dei vari blog, negozi e vetrine online, i social network hanno giocato un ruolo non indifferente in queste dinamiche. A tal proposito un anno fa alla rivista “Wine Digital Marketing“, Morichetti ha dichiarato in merito alla potenza di Instagram, il social nato nel 2010 che già agli albori del suo utilizzo aveva riscosso un enorme successo nella condivisione di scatti a cibi e pietanze:
«Per me (i social) sono fondamentali. Facebook sempre meno mentre su Instagram metto tutte le bottiglie con la mia mano a reggerle e i contrasti sparati. Nelle Stories racconto la vita di bottega e spesso qualche ordine arriva da lì. WhatsApp è fondamentale!
I clienti sono persone e le persone hanno sempre un telefono in mano. La mail è più distante, col telefono siamo più faccia a faccia. Per quanto le newsletter ben fatte siano sempre molto importanti per lanciare e rilanciare i prodotti».
Giovani wine lovers digitali in fermento. Un’interessante esperienza arriva dalla Campania
Un’ulteriore testimonianza del connubio vincente vino/social media arriva direttamente da Caserta con l’esperienza di Lucio D’Aiello, giovane giornalista enogastronomico e social media marketer per le aziende vinicole. Anche in questo caso Instagram mostra ancora una volta il suo potere comunicativo nel far conoscere a un vasto bacino di utenza i prodotti più svariati e sconosciuti dell’universo enogastronomico.
Attraverso un ‘mosaico’ di fotografie di numerosi vini prodotti da diverse cantine d’Italia e l’utilizzo di dirette Instagram, Lucio ha costruito e continua a costruire il suo personale piano di comunicazione del vino; soprattutto il metodo versatile delle dirette gli ha permesso di divulgare ai suoi followers molteplici prodotti vinicoli italiani, francesi e austriaci. Per Lucio l’operato del social media marketer è tutto concentrato su una costante crescita:
«La mia passione per il vino è nata grazie a mio nonno e mio padre, entrambi sommelier. Ho sempre bevuto ottimi vini e girato in svariate cantine d’Italia. Prossimamente aprirò un’enoteca nel centro storico di Caserta a due passi dalla Reggia e il mio obiettivo è puntare non solo sulla vendita di vini sul posto tramite servizi di take away e delivery ma usufruire anche dell’e-commerce, per vendere vini sia in Italia che all’estero».
Da queste esperienze appena elencate, dunque, è possibile sottolineare l’importanza di ‘fare rete’ al giorno d’oggi con l’utilizzo dei social network ed ampliare i propri orizzonti e strategie di comunicazione per raggiungere un pubblico molto più ampio ed eterogeneo.
Questo è uno dei punti chiave che aiutano a comprendere e studiare sempre più il variegato universo del Web 2.0.