5 miti su Zoom sfatati

A causa della pandemia (o grazie a essa) del COVID-19, nell’ultimo anno molte attività quotidiane si sono trasferite online. Molte di queste si svolgono grazie a un servizio che, l’anno scorso, era conosciuto a fatica anche dagli adetti ai lavori, mentre oggi è sulla bocca di tutti: Zoom.

Ultimamente hanno iniziato a circolare informazioni errate riguardo a Zoom. Alcune di queste sembrano così credibili, che potrebbe essere difficile dimostrare che sono false. Per esempio, si dice che l’organizzatore della riunione sia capace di ascoltare l’audio degli utenti collegati a una riunione ma con il microfono spento (barrato).

Brendan Ittelson, Chief Technology Officer, ha preparato per il Blog ufficiale di Zoom alcune informazioni. Nel suo articolo, su cui abbiamo basato il nostro, ha provato a sfatare ben 5 miti legati a Zoom.

MITO 1: Gli organizzatori di una riunione possono ascoltarti, anche se hai disattivato il microfono.

VERITÀ: I programmatori di Zoom non offrono nessuna funzione che permette di riattivare in segreto l’audio e ascoltare i partecipanti alle riunioni. Questo mito è stato sfatato dal sito Snopes. Nell’articolo linkato si legge che se il microfono è disattivato (si capisce dalla barra rossa sopra l’icona del microfono), né l’organizattore, né il co-organizzatore né alcun altro partecipante può ascoltare il tuo audio.

Un organizzatore o un co-organizzatore può riattivare un microfono solo se è stata data l’autorizzazione nel momento in cui è stato fatto l’accesso alla riunione e solo se alla riunione è stata attivata la voce apposita nelle impostazioni Web dell’account. Comunque, se dai il consenso alla riattivazione del tuo microfono, quando parlerai tutti ti sentiranno, l’icona del microfno sul tuo dispositivo si aggiornerà togliendo la barra rossa e riceverai un chiaro messaggio, secondo cui l’organizzatore ha riattivato la tua voce.

MITO 2: Se posizioni l’anteprima di un altro partecipante in primo piano, sia lui che l’organizzatore della riunione riceveranno una notifica

VERITÀ: Questo è un mito che è stato condiviso nei social network, ma è una falsità. Quando si utilizza la funzione per mettere qualcuno in primo piano, nessuno riceve una notifica.

MITO 3: Solo le riunioni aperte da un account a pagamento sono crittografate.

VERITÀ: tutte le riunioni di Zoom, sia gratuite che a pagamento, sono protette da crittografia AES-GCM a 256 bit. Gli account sia gratuiti che a pagamento possono abilitare anche la crittografia end-to-end (E2EE). Questa funzione è ancora in fase di elaborazione.

MITO 4: Zoom permette all’organizzatore di violare la privacy degli altri partecipanti

VERITÀ: gli organizzatori non possono tenere traccia di quello che gli altri partecipanti a una riunione stanno facendo. Per esempio non possono sapere quali dispositivi sono connessi e nemmeno quale versione dell’applicazione è installata. Naturalmente, la videocamera non può filtrare lo stato di attenzione. Pertanto, un insegnante o un datore di lavoro potrà intuire se uno studente o un dipendente è attento oppure si è distratto.

Prima dell’inizio della pandemia, esisteva una funzione che permetteva di monitorare l’attenzione dei partecipanti per migliorare il coinvolgimento della formazione online, ma è stata rimossa nell’aprile 2020. Zoom invita le scuole e altre organizzazioni a installare altre applicazioni se proprio hanno bisogno di questa funzione che non sarà più implementata.

MITO 5: Zoom non funziona sui Chromebook

VERITÀ: Zoom funziona sui Chromebook e include gran parte delle funzioni disponibili nelle versioni per Windows e Mac. Inolte, di recente l’app Zoom’s Chrome Web Store è stata aggiornata per ottimizzare l’utilizzo della CPU con tutti i dispositivi Chrome, in modo che tutti quelli che usano Zoom su un Chromebook abbiano un’esperienza affidabile e facile da usare.

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