Da diverso tempo si discute intorno allo delle trasmissioni analogiche in favore delle più moderne digitali. Nel corso degli ultimi anni il passaggio da un regime tipicamente analogico ad uno digitale sembrava allontanarsi nel tempo, fino a quando, lo scorso 10 settembre, il sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani, ha diramato un comunicato stampa circa il piano fissato dal governo – indicato dal decreto ministeriale firmato dal ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola – in materia di TV digitale. Nello specifico è stata diramata una sorta di calendario per ciascuna regione della penisola italiana.
L’obiettivo è di consentire al 70% degli italiani di vedere la TV con il nuovo segnale digitale entro il 2010. Di fatto, il decreto prevede una transizione al digitale progressiva delle varie regioni italiane, divise in sedici aree, dal secondo semestre del 2009 fino il secondo semestre del 2012. Acquisiti ormai i passaggi “all digital” delle aree Sardegna (circa il 90% della Regione) e Valle d’Aosta, già nel secondo semestre del 2009 si riceverà solo il segnale del digitale terrestre nel Lazio, in Campania, in Trentino Alto Adige e in Piemonte. A via a via si passerà al digitale nelle altre regioni fino le ultime due, Sicilia e Calabria, dove la transizione avverrà alla fine del 2012.
“Il governo precedente”, ha spiegato in una conferenza stampa il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani, “aveva immaginato una scadenza unica per tutta l’Italia, fissata al 12 dicembre del 2012. Noi abbiamo ritenuto questo meccanismo troppo complicato e quindi abbiamo indicato un processo regione per regione”.
“L’Autorità … per le comunicazioni ha dato il via libera all’unanimità … al progetto che [è] stato condiviso”, ha rilevato il sottosegretario, “da tutti i governatori delle regioni. Nove mesi prima della scadenza sarà indicato il termine preciso in cui avverrà lo switch off. Entro un anno e mezzo circa il 70% del paese sarà digitalizzato”.
Il processo, oltre a difficoltà di carattere tecnico, ha anche delle ricadute di tipo sociale. Il Ministero, per venire incontro ai cittadini che non potessero permettersi l’acquisto di un decoder, o di un nuovo apparecchio dotato di ricevitore integrale integrato, ha già deciso di erogare un contributo alle famiglie con reddito inferiore a 15mila Euro.
Fonte: A.V. Magazine
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